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 Gears of war 2

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MessaggioTitolo: Gears of war 2   Gears of war 2 Icon_minitimeDom Apr 19, 2009 8:48 am

Gears of war 2 Gears-of-war-2-logo11


GEARS OF WAR 2


Ogniqualvolta un nuovo franchise riesce a diventare il punto di riferimento di un intero genere (e, nel caso specifico, il rappresentante dell’intera line up di una console), per gli sviluppatori si pone l’annoso problema di lavorare su uno o più seguiti.
La sfida per Epic Games ed il suo carismatico leader/portavoce Cliff Bleszinski era, se possibile, ancor più ardua del solito: il rilascio del primo Gears of War ha segnato la next-gen in maniera così profonda, che le attese riposte nel suo sequel hanno ben pochi precedenti nella storia dei videogiochi.
Durante le interviste e gli hands-on che si sono susseguiti dall’estate in poi, a Cliff è stata posta sempre la stessa domanda: “Che cosa c’è di nuovo in Gears of War 2?” ed, immancabilmente, la sua risposta è sempre stata: “Ci saranno nuove armi, nuovi nemici, nuovi veicoli. Ma quello che davvero conta, è che non passeranno cinque minuti di gioco senza che succeda qualcosa di straordinario”.
Quella che ad un primo esame poteva sembrare un’evasiva risposta “clichè”, se non addirittura una velata ammissione di mancanza di vere novità, si è rivelata invece un’affermazione più che veritiera.
Perché giocando a Gears of War 2, in realtà, non passeranno neanche due minuti senza che succeda qualcosa di straordinario.

COME PRIMA PIU' DI PRIMA

Premettendo che la seguente recensione non conterrà spoiler di sorta, cerchiamo di spiegare le sensazioni ricevute durante l’incredibile rush che ci ha portato a completare la campagna singolo giocatore in un'unica tirata. Cominceremo rassicurandovi sulla longevità: giocando la maggior parte dei capitoli a livello “facile”, ci sono volute circa 12 ore per arrivare ai titoli di coda, un valore decisamente superiore rispetto al predecessore.
L’incipit a più riprese che ci cala ancora una volta nei panni di Marcus Fenix è molto lungo ed epico. Una voce femminile, autoritaria e familiare, ci ricollega direttamente agli ultimi minuti del capitolo precedente: le Locuste, tutt’altro che sconfitte dalla Bomba Solare, sono pronte al contrattacco finale, diretto verso Jacinto, il cuore della resistenza umana. Invece di attendere l’inevitabile, gli Umani prendono l’unica decisione possibile: attaccare, prima che sia troppo tardi. Sin dai primi istanti di gioco si fa esperienza di spiegamenti di forze ben più vasti di quanto visto in precedenza, che contribuiranno a restituire una sensazione di guerra totale, un vero e proprio “last stand” dell’umanità intera. Si può affermare che Gears of War 2 centra in pieno l’obbiettivo sin dai primi minuti: l’attenzione del giocatore è catturata con un sapiente mix di dialoghi, immagini e musiche trionfali, e schiodarsi dalla sedia è già quasi impossibile.
Le prime sequenze di combattimento ripropongono la formula che gli appassionati conoscono bene, corredata di un tutorial opzionale per eventuali neofiti: il tasto A per lanciarsi dietro una copertura, il dorsale destro per la “ricarica attiva”; tutto è esattamente come ce lo ricordavamo.
Vi sono tuttavia alcune piccole aggiunte che rendono il gameplay, se possibile, ancora più ricco: avvicinandovi ad un nemico caduto e premendo il tasto A potrete utilizzarlo come scudo, avanzando lentamente e sparando con la pistola; la disgustosa protezione sarà in grado di sopportare un certo numero di pallottole nemiche, dopodiché esploderà letteralmente, lasciandovi nuovamente scoperti. In alternativa sarà possibile raccogliere gli scudi metallici dei Boomer Mauler, decisamente più resistenti di qualsivoglia cadavere di Locusta. L’introduzione di coperture mobili, che nella campagna single player non trovano grandissimi utilizzi, è importante soprattutto sul fronte online, che troverà in questa aggiunta una rinnovata flessibilità.
Nel caso rimaniate vittime del fuoco nemico, vi sarà qualche istante in cui potrete trascinarvi a terra, chiamando furiosamente soccorso: in caso quest’ultimo arrivi in tempo, verrete rimessi in piedi nel giro di pochi secondi. Questa peculiarità funziona allo stesso modo anche per le Locuste, il che renderà necessario assicurarsi che siano decisamente morte prima di voltar loro le spalle. Questa lunga introduzione ci permette anche di familiarizzare con un nuovo elemento del gameplay di Gears of War 2: l’imboscata. Più di una volta nell’arco dell’avventura vi capiterà di trovarvi con i vostri compagni in posizione elevata rispetto ad un plotone di Locuste. Tutti resteranno in attesa di una vostra mossa: alla pressione del grilletto si scatenerà un breve ma intensissimo inferno.

STRAORDINARIO

Terminata la lunga introduzione, proprio quando Gears of War 2 si sarà conquistato tutta la vostra attenzione, comincia il bello. L’incredibile susseguirsi di ambientazioni che seguirà vi porterà a spasso per setting affascinanti e dettagliatissimi, da montagne innevate, a basi governative in rovina, ad immense grotte, sino a giungere a qualcosa di così disgustosamente geniale che non abbiamo il… cuore di rivelarlo.
Ogni ambientazione è caratterizzata da elementi distintivi: durante l’attraversamento della regione montuosa vi ritroverete a guidare un Centaur (sorta di incrocio tra un Monster Truck ed un carro armato, dotato di Turbo e Ricarica Attiva) su fragili laghi ghiacciati, braccati e bersagliati, mentre l’esplorazione della base governativa vi metterà nel bel mezzo di una micidiale grandinata, che vi ridurrà in poltiglia se non vi terrete al riparo. La ricchezza e la freschezza delle idee che costellano ogni ambientazione basterebbe per riempire sino all’orlo un paio di film di fantascienza come non se ne vedono da anni.
Come non citare le sequenza al buio, in cui procederete lentamente in un oscuro tunnel, guidati solo dai fari del Centaur che vi segue da vicino? Il nero della galleria, le luci bianche, ed il sangue rosso che schizzerà sullo schermo restituiranno una vivacità cromatica unica, che vi rimarrà impressa nella memoria molto a lungo.
Il frequente cambio di ambientazioni dona alla campagna single player di Gears of War 2 un ritmo davvero incalzante, che non maschera tuttavia l’assoluta linearità dell’incedere; i bivi, come già visto nel predecessore, non aggiungono molto in tal senso.
Tale situazione, fortunatamente compensata dalla gran varietà di situazioni di gioco, è peraltro caratteristica di questo tipo di produzioni, e necessaria per supportare una spettacolarità cinematografica.
Ad alternare i furiosi scontri di trincea ci penseranno alcuni momenti di pura esplorazione, in cui metteremo da parte il fucile per addentrarci in strutture dal design affascinante ed appropriato, in cerca di oscuri segreti governativi che legano Umani e Locuste, mentre all’esterno il cielo non promette nulla di buono….
Il talento visionario dei designer di Epic Games, già abbozzato nell’originale Gears, sboccia e trova in questo seguito la sua massima espressione; vorremmo dirvi di più, molto di più, ma per il bene di tutti ci limiteremo a morderci le dita.


GRANDI ARMI CONTRO GRANDI LOCUSTE

Quando il gioco si fa duro, ci vogliono armi da duri. Le due new entries che più ci hanno fatto divertire sono il Mulcher ed il Mortaio. Entrambi questi ferri hanno un peso e dimensioni tali da limitare di molto la velocità di corsa, e non possono essere portati con sé a spalla: switchare ad un'altra arma presente nell’inventario significherà abbandonarli a terra.
Il Mulcher è una railgun caratterizzata da un altissimo rateo di fuoco: oltre a far fuori munizioni (e Locuste) alla velocità della luce, essa si surriscalda rapidamente, il che richiederà un utilizzo mirato alle varie situazioni.
Il Mortaio è, come il nome dice, un tubo da poggiarsi a terra, in grado di catapultare a grande distanza simpatiche supposte esplosive: nonostante un sistema di mira all’inizio un po’ ostico da gestire, ed una ricarica realisticamente molto lenta, esso vi regalerà soddisfazioni irripetibili, e tornerà utile anche per aprire la strada ad altre squadre oltre alla nostra.
Più tradizionale è invece il Lanciafiamme: esso occupa uno dei tre slot dedicati alle armi da fuoco. E’ dotato di ricarica attiva, la quale se eseguita correttamente allungherà la gittata della fiammata successiva.
Facile da usare, in quanto non c’è alcun bisogno di mirare, torna utile contro i Reietti, i cui rapidi movimenti uniti al basso profilo li rendono difficili da mirare con armi a proiettili.
Le armi già apprezzate nel primo episodio sono rimaste invariate tanto nella forma quanto nella sostanza: dal Lancer (che ora presenta un nuovo minigioco quando si incrociano le motoseghe, inutile, ma divertente online), al revolver, all’arco Torque, al fucile da cecchino (rinnovato il mirino dell’ingrandimento), sono ancora tutti come li ricordate.
Novità arrivano anche dalle fila nemiche: faranno il loro ingresso nel party delle Locuste i Ticker, scarafaggetti kamikaze infarciti di esplosivo, ed i Boomer Mauler, armati di scudo e di palla chiodata, molto pericolosi da distanza ravvicinata.
L’intelligenza artificiale fa registrare qualche miglioramento, soprattutto nelle tattiche di gruppo dei vostri compagni, che si riveleranno un po’ più tattici e cauti che in passato. Non mancano tuttavia sbavature, evidenti soprattutto in certi blocchi di fronte ad ostacoli ambientali, ed in una generale predisposizione a mettersi sulla linea di fuoco del giocatore.
L’IA nemica è rimasta praticamente invariata, e già al livello medio la sfida si presenterà discretamente impegnativa.

COMPARTO TECNICO

Come anticipato, la varietà di ambientazioni che visiterete lungo l’arco dell’avventura è davvero eccezionale: ognuno di questi setting presenta una quantità di dettagli naturali, architettonici e strutturali davvero unica. Texture ad altissima definizione, modelli poligonali dettagliati, ed a tenere insieme il tutto un design che definire visionario è dir poco. Non dimentichiamo i giochi di luce ed ombra, che come anticipato vanno ad impreziosire alcune sequenze destinate a rimanere a lungo nell’immaginario collettivo.
Il motore di gestione della fisica è stato aggiornato, e gestisce ora una parziale distruttibilità delle coperture: le colonne di cememento ed i muretti perderanno pezzi se sottoposti ad un fuoco continuato. Tale feature non è stata purtroppo sfruttata a sufficienza, data la scarsità di tali superfici, e influsice molto marginalmente sul gameplay.
La neointrodotta dinamica dei fluidi è stata utilizzata sapientemente per dar vita ad alcune memorabili sequenze a sfondo acquatico, una delle quali coinvolgerà anche uno dei boss meglio disegnati dell’intera produzione. Nel complesso, ciò che davvero colpisce di questo comparto tecnico nel suo insieme, è la vastità dei paesaggi che esso propone al giocatore: persino i setting sotterranei presentano volte altissime, ed un orizzonte davvero ampio, che riempiono ogni sguardo di un numero elevatissimo di elementi.
Il frame rate è riuscito a mantenersi su ottimi livelli anche nelle situazioni più affollate e costellate di veicoli, lasciandosi andare a brevi rallentamenti solo in qualche rara occasione.
Il comparto audio gode di un ottimo campionamento per l’effettistica, mentre la regia musicale è stata affidata a Steve Jablonsky, compositore conosciuto soprattutto per i suoi lavori in quel di Hollywood (Transformers e The Island tra gli altri); il risultato è un mix epico e coinvolgente, che vi spingerà ad alzare il volume sempre di più.
Il doppiaggio rema purtroppo controcorrente: una sincronia non eccezionale ed una recitazione un po’ carente rovinano in parte la drammaticità di alcune sequenze.

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